giovedì 13 agosto 2009

Bluff & Page

Non è uno scherzo, c'è un paese che si chiama Bluff. E noi ci siamo state davvero. L'abbiamo scoperto su google.maps

e scelto perché era un buon punto per visitare la Monument Valley evitando i centri abitati un po' squallidi di Mexican Hat e Kayenta. Bluff è stata fondata dai pionieri e da allora non sembra molto cambiata: ci sono tre motel in stile western, un parcheggio per caravan, un ristorante che prepara solo carne alla brace, una tavola calda dove si fa anche colazione, un negozio di arte navajo che vende cesti e tappeti a partire da 1.400$ e una pompa di benzina con annesso puzzolente general store. Tutto ciò disseminato lungo 2,5 chilometri della statale UT 191. I ristoranti chiudono alle 21,30 e dei trecento abitanti, che da queste parti sono una cifra di tutto rispetto, abbiamo visto solo le case che si sviluppano lungo le 2 strade sterrate parallele alla main street. Un paese che è tutto nel suo nome.
La strada per arrivare alla Monument Valley è di per sè spettacolare: pareti di roccia rossa, collinette di terra multicolori, spazi ampi e formazioni rocciose dalle sagome strane. Poi all'improvviso, dopo l'ennesimo dosso, sembra che la strada lunga lunga e dritta debba finire, dopo un'ampia curva, contro la parete di rocce allineate. Mancano ancora parecchi chilometri, ma non hai dubbi, anche se non hai mai visto un film western per intero, la riconosci: è la Monument Valley.
Poi avvicinandoti godi la nitidezza delle forme, i riflessi del tramonto, il colore intenso della terra; ma quell'immagine lì, la prima, ancora lontanissima e un po' offuscata dal calore, è quella la fotografia epica che appartiene al mito cinematografico di tutti noi. E vederla fuori da uno schermo è emozionante.
La Monument Valley è un parco che si trova all'interno della riserva Navajo. Come tutte le cose gestite dai nativi che abbiamo visto finora, è tenuta abbastanza male, più con l'attenzione a far soldi, che a valorizzare un patrimonio splendido. La visita vera e propria è un po' deludente, si snoda su una strada impraticabile e a ogni sosta, bancarelle con souvenir e gioiellini navajo; l'albergo appena costruito su un' altura, proprio di fronte alle formazioni più celebri, toglie definitivamente ogni dubbio: la valle è un monumento che va gustato da lontano.
Da Bluff abbiamo fatto un salto ai Four Corners, per vedere l'unico punto in cui "quattro stati si incontrano in libertà e sotto Dio" in un incrocio di linee perfettamente perpendicolari. Per entrare si paga un tributo alla nazione navajo e dentro, a parte una pedana circondata da bandiere, non c'è altro da vedere se non il rito a cui, tra grandi risate, si sottopongono gli americani: farsi fotograre con mani e piedi nei quattro stati diversi.

Page, la città successiva, ci accoglie con una sfilza di chiese che si susseguono lungo la strada principale. Ne contiamo almeno una decina, sono tutti edifici anonimi, quasi dei capannoni, con una croce e un cartello che ne illustra l'appartenenza a confessioni diverse. Non siamo esperte e fatichiamo un po' a immaginare le differenze tra i santi del ultimo giorno, i battisti, gli episcopali, i nazareni, e i pastori luterani del deserto. I mormoni dello Utah sembrano sobri al confronto.
Page è il contrario di Bluff: una cittadona di 10.000 abitanti, fondata nel 1957 in occasione della costruzione della grande diga sul Colorado. Immaginate un canyon, di quelli grandi e frastagliati, inondato artificialmente d'acqua: è il lago Powell. Due cifre per dare l'idea: il suo perimetro è più lungo della costa pacifica degli Stati Uniti e dopo la costruzione della diga, ci sono voluti 17 anni (17!) per riempirlo con l'acqua del Colorado che non è proprio un ruscelletto. Ora gli americani vengono a fare vita di mare, si portano dietro il loro motoscafo e vanno a fare il bagno in una delle migliaia di insenature. Le acque azzurre del lago creano un bel contrasto con la terra rossa e desertica del paesaggio e le pareti verticali che ne emergono fanno il resto. Ma la cosa più bella da vedere a Page, siamo qui per questo, è l'Antelope Canyon. Uno slot canyon la cui estremità superiore non è che una fessura da cui entrano i raggi di luce, oltre che i turisti in visita. Quello che si vede standoci dentro, è nelle foto: una sfida titanica tra la magia del sole e quella della terra.

Continua...

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