Come si fa a raccontare un luogo che tutti già conoscono? Come si fa a descrivere quello che si vede facendo finta che non siano esistiti tutti gli scrittori che ce l'hanno già raccontato, tutti i registi che ce l'hanno già mostrato? Come si può pensare a New York senza che ciascuno proietti immagini dei propri ricordi diretti o di quelli che il cinema, la letteratura, la musica e la televisione hanno fatto diventare nostri?
La nostra risposta è:
Infatti, senza neanche provare a dire qualcosa di intelligente, vi raccontiamo solo delle aspettative confermate e delle impressioni inaspettate di questi primi giorni.
Per il resto il nostro arrivo è stato ordinario: abbiamo perso la coincidenza a Londra, hanno smarrito le nostre valigie (poi riconsegnate in albergo), siamo state catapultate in città a bordo di un bus express che ci ha scaricate nei pressi di Grand Central Station, dove, suddivisi in gruppi più piccoli, siamo state prese in consegna da un Forrest Gump nero e attempato e poi, stipate su un pulmino, accompagnate davanti all'albergo, all'angolo della 5th Avenue, a due isolati da Time Square. Che solo a dirlo fa impressione; ma solo a dirlo.
Conferme:
Sorprese:
mercoledì 29 luglio 2009
New York
non si può.
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